Tecnologia dell’olivicoltura. Conferenza

“Tecnologia dell’olivicoltura

e del frantoio

nel mondo antico”

questo il titolo della mia conferenza che si svolgerà il giorno 19 luglio 2019 presso il Castello di Santa Severa (Roma) nell’ambito della manifestazione “Uomini, Cose e Paesaggi del Mondo antico”.

A cura del Museo del Mare e della navigazione antica di Santa Marinella, in collaborazione con il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, Lazio Crea e Coopculture. 

QUANDO

19 luglio 2019

DOVE

Castello di Santa Severa (Roma)

ORE

21.15

ingresso libero

Vi aspetto!

 

locandina 19 luglio santa severa

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L’OLIO D’OLIVA NELL’ANTICHITÀ NEL LAZIO SETTENTRIONALE

 

Le ricerche di Vincenzo Allegrezza nel Lazio Settentrionale comprendono sia l’Arco del Mignone che il territorio della Tuscia.

Conferenza del 16 marzo 2019 presso la STAS (Società Tarquiniese di Arte e Storia) di Tarquinia, presieduta dalla Presidente Alessandra Sileoni:

“La tecnologia dell’olivicoltura e del frantoio nell’antichità”

 

PIANTAGIONI DI OLIVI E DI VITE

Innanzi tutto per sapere quali tesori i Romani depredarono agli Etruschi bisogna rilevare che essi consistettero nelle piantagioni di olivi, soprattutto, e di vite.

Da queste considerazioni ho studiato il territorio intorno ad un centro, quello di Aquae Tauri, che in epoca etrusca fu densamente popolato. Ciò lo sappiamo dalle necropoli di “Pisciarelli” dove sono state rinvenute già nel 1800 numerose sepolture tra il VI e il V secolo a.C. che dovevano costituire la necropoli di quell’abitato etrusco di cui ci parla Plinio il Vecchio con quel nome citato, come etnicamente specifico.

 

INTENSO SFRUTTAMENTO OLIVICOLO

All’indomani della conquista romana la preoccupazione fu quella di realizzare un territorio sfruttato intensivamente economicamente, e militarmente organizzato. Infatti tutto il territorio circostante la città, forse un tempo terreno “pubblico” fu sottoposto con la presenza romana ad intenso sfruttamento olivicolo.

Sappiamo ciò da quanto possiamo rilevare che siti sorgenti sulle pendici montante e collinari intorno al centro abitato sono stati realizzati già nella seconda metà del III secolo a.C. con una specifica destinazione olivicola, come possiamo rilevare dalla presenza di numerose basi di presse olearie, le c.d. arae di cui ci parla Catone.

Possiamo rilevare ciò sia da quanto ci riportano studiosi come Salvatore Bastianelli nei suoi “Appunti di Campagna”, sia dai rilievi fatti dallo scrivente da siti come “Sferra Cavallo” per fare un esempio. Ma il novero potrebbe continuare, si pensi a tutti gli altri insediamenti nei toponimi, come “Capo d’Acqua” (si tratta di un termine evocativo che ci riporta a “Aquae Tauri”), e anche “Le Larghe” e “Ponton dei Fiorazzi”. Presso tutti questi toponimi si rilevano siti dove possiamo trovare basi di presse molto ben curate e pressoché coeve alla seconda metà del III secolo a.C., che sembrano cingere tutta l’area che dovette essere di stretta imputazione del centro etrusco.

 

Santuario etrusco e fattoria olivicola

Per quanto riguarda “Ponton dei Fiorazzi” si rileva la presenza di un piccolo santuario etrusco e, forse, poi romano, oltre ad una fattoria con forte vocazione olivicola. In ogni caso ad una quota più elevata  troviamo il santuario di “Poggio Granarolo” in cui è documentato l’esistenza di un altro centro sacro, numerosi sono i resti di frammenti “anatomici” ed “ex voto” registrati dalla stessa Soprintendenza dell’Etruria Meridionale, così ad Ovest troviamo il tempio tardo etrusco di “Scarti di S.Antonio” dove lo scrivente trovò importanti acroteri d’epoca etrusca, ascrivibili forse alla fine del III secolo a.C., e sui resti del quale dovette sorgere nel 170 a.C. una villa che distrusse gli antichi resti di santuario. Evocativo è il periodo di scontri etnici che ebbe il suo apice nel senatoconsulto “De Baccanalibus”, a sottolineare un effettivo scontro tra popolazioni ancora non sopito. Anche tale insediamento era dotato di una base di pressa olearia.

 

Estesi oliveti e studio genetico

Lo scrivente, considerata questa realtà di numerose presse olearie ha dedotto l’esistenza di estesi oliveti, che erano stati realizzati già in epoca etrusca, quindi ha ricercato se si potevano individuare i resti di antiche cultivar  nel comprensorio.

Una forte presenza di olivi selvatici si riscontravano nel lato Nord di “Sferra Cavallo”, e nella grande macchia de “L’Infernaccio”. L’idea dello scrivente fu che  tali olivi selvatici potevano essere una nicchia ecologica in cui, al margine dei campi coltivati, si erano “congelate” le antiche colture sotto il profilo genetico, allora decise di coordinare un esperimento con il CNR–IBBR (Consiglio Nazionale delle Ricerche-Istituto di Bioscenze e Biorisorese), questo esperimento consisteva nell’indagare geneticamente le testimonianze di olivi selvatici per accertare se a livello di “germoplasma” si fossero mantenuti dei particolari dati genetici che ci potevano riportare ad antiche coltivazioni. I risultati portarono alla scoperta di olivi “selvatici puri”, che dovevano ricondursi a coltivazioni risalenti almeno all’epoca etrusca.

Essi infatti non avevano traccia di dati genetici acquisiti successivamente a tale periodo, nemmeno dalla  dominazione romana.

E’ però solo un tassello, un’indagine accurata potrà dimostrare o smentire tale assunto, ma servono impegni economici rilevanti, magari con finanziamenti europei.  Non è un caso che all’interno di questa “nicchia” sorgeva un’altra fattoria da determinarsi risalente al periodo del III secolo a.C., con un ricco frantoio i cui resti ci sono stati tramandati dai disegni di Bastianelli.

 

Un “Museo diffuso del frantoio”

Al fine di questa piccola carrellata, che altro non è che un “tassello” di quanto lo scrivente ha riversato nel suo primo libro “Olio e produzione olearia in Roma antica”, e nel secondo inedito “L’olio d’oliva nell’antichità. Dal Mediterraneo alla Tuscia, e Leonardo da Vinci”, possiamo dire che la grande quantità di arae funzionali alla produzione olearia (si pensi anche a Pian degli Organi) potrebbero delineare questo territorio nell’entroterra di Civitavecchia e nell’Arco del Fiume Mignone come un

    Museo diffuso del frantoio”.

 

CIVITAVECCHIA-Presentazione Libro

Presentazione

del libro di Vincenzo Allegrezza ( a cura di Francesca Pontani) “Olio e produzione olearia in Roma antica. L’olio di oliva e il regime giuridico ed economico della villa e della fattoria” Civitavecchia 2016

(puoi acquistare il libro QUI)

Introduce Gino Saladini, scrittore, criminologo, medico legale

Interviene Glauco Stracci, Movimento Archeoetruria

Interviene l’autore Vincenzo Allegrezza

DOVE

Civitavecchia, Fondazione Cassa di Risparmio Civitavecchia, Via Risorgimento, 8/12

QUANDO

23 febbraio

ORE

17.30

ingresso libero

Nel libro “Olio e produzione olearia in Roma antica” l’autore parte dall’esame di un territorio che è delineato dall’Arco del fiume Mignone e che interessa i comuni di Tarquinia, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella e Civitavecchia, per ricostruire il mondo agricolo che risale all’epoca Romana.

In particolare si esaminano le antiche vestigia di quelle che sono le forme di sfruttamento della terra che si instaurano molto precocemente, fin dal III secolo a.C., quando l’uomo romano, conquistata l’Etruria, destina i terreni all’attività agricola, sfruttando il territorio attraverso la realizzazione di numerose strutture agrarie. Strutture agrarie che sono realtà architettoniche costituite da insediamenti rurali autonomi, sotto il profilo della produzione agricola, e che sono chiamate comunemente da Livio con il termine di “ville”.

La lente di ingrandimento si sofferma soprattutto su una delle attività più frequentemente attestate in questi insediamenti: l’attività di produzione olearia. Così si scopre che questo territorio fu indirizzato prevalentemente a estesi oliveti che ricoprivano le campagne, le colline, le zone pedemontane.

Un fenomeno che possiamo agevolmente ricostruire grazie alla presenza di numerose pietre che fungevano da basi delle presse olearie che si trovano in quantità innumerevole in questi siti, e da un altro elemento che Vincenzo Allegrezza documenta: la presenza diffusa di olivi non domestici che ancora oggi popolano quelle campagne.

L’autore, da attento osservatore del territorio, pone una domanda: è possibile che tali olivi, attualmente allo stato selvatico, possano derivare dalle antiche colture praticate prima dagli Etruschi e poi dai Romani?

A dare una risposta a questa domanda sarà la scienza biologica e paleobotanica: nel libro troviamo anche questa indagine, affascinante e straordinariamente coinvolgente.

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Presentazione del Libro-Sala Ce.Di.Do. a Viterbo

Venerdì 20 gennaio 2017 la presentazione del libro:

“Olio e produzione olearia in Roma antica. L’olio di Oliva  nel regime giuridico ed economico della villa e della fattoria”

Evento organizzato dall’Associazione Archeotuscia onlus.

QUANDO: 20 gennaio 2017

DOVE: Viterbo, Sala CE.DI.DO., Piazza San Lorenzo

ORE: 17.00

ingresso libero

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CONFERENZA-PRESENTAZIONE LIBRO: Vetralla 8 dicembre

VETRALLA PRESENTAZIONE LIBRO “Olio e produzione Olearia in Roma antica”

Il giorno 8 dicembre presenterò il libro appena pubblicato “Olio e produzione olearia in Roma antica“.

DOVE

VETRALLA (Viterbo), in occasione della Festa dell’Olio

Sala Consiliare del Comune, Piazza Umberto I

QUANDO

8 dicembre 2016

ORE

Ore 15.30

ingresso libero

Manifestazione nell’ambito delle iniziative del Circolo dei Lettori Biblioteca Comunale “A. Pistella” di Vetralla.

LA CONFERENZA

Argomento della conferenza:

Dai resti dei torchi oleari del III secolo a.C. allo studio del DNA degli olivi: nuove prospettive per la ricerca archeologica.

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Verranno esaminati i resti antichi di quelle forme di sfruttamento della terra che si instaurano molto precocemente, fin dal III secolo a.C., quando l’uomo romano, conquistata l’Etruria, destina i terreni all’attività agricola, sfruttando il territorio attraverso la realizzazione di numerose strutture agrarie. Strutture agrarie che sono realtà architettoniche costituite da insediamenti rurali autonomi, sotto il profilo della produzione agricola, e che sono chiamate comunemente da Livio con il termine di “ville”.

La lente di ingrandimento si soffermerà soprattutto su una delle attività più frequentemente attestate in questi insediamenti: l’attività di produzione olearia.

Un fenomeno che possiamo agevolmente ricostruire grazie alla presenza ancora oggi nelle nostre campagne di numerose pietre che fungevano da basi delle presse olearie, e da un altro elemento che ho documentato nel libro: la presenza diffusa di olivi non domestici che ancora oggi popolano quelle campagne.

Da attento osservatore del territorio infatti mi sono posto una domanda: è possibile che tali olivi, attualmente allo stato selvatico, possano derivare dalle antiche colture praticate prima dagli Etruschi e poi dai Romani?

A dare una risposta a questa domanda sarà la scienza biologica e paleobotanica: nella conferenza si parlerà anche di questa indagine, affascinante e straordinariamente coinvolgente!

Vi aspetto!

La Sala Consiliare si trova all’interno dell’edificio sulla destra dell’immagine:

SANTA MARINELLA E LE SUE ANTICHE VILLE ROMANE-Conferenza

Parlerò dei miei studi relativi alle antiche ville romane del territorio di Santa Marinella (Roma):

“SANTA MARINELLA E LE SUE ANTICHE VILLE ROMANE”

QUANDO: 26 agosto

DOVE: Santa Marinella, Biblioteca Comunale Via Aurelia 310

ORE: 21.00

INGRESSO LIBERO

“Fin dalla fine del IV secolo a.C., il territorio dell’Arco del fiume Mignone è stato oggetto di un profondo cambiamento, che vedremo essere capillare. Un fenomeno che ha interessato un vasto comprensorio delineato a Nord dal corso del fiume Mignone e ad Est dai Monti della Tolfa, comprendente attualmente il territorio amministrativo del comune di Civitavecchia, in parte quello dei comuni di Allumiere, Tolfa, S. Marinella, Tarquinia. La romanizzazione del territorio si ha con uno stravolgimento del paesaggio “culturale” precedente, risalente alla fase d’Epoca Etrusca; uno stravolgimento che si attua con la realizzazione di opere di disboscamento, di terrazzamento, di drenaggio, di piantumazione di alberi, di messa a coltura di terreni incolti, di realizzazione di strade. Ancora attualmente se volgiamo lo sguardo a quella porzione del mondo italico ci renderemmo conto del dato incontrovertibile, visibile ad occhio nudo, di estese suddivisioni dei terreni, della cui funzione attualmente, nel mondo moderno si è perso completamente il ricordo; si tratta di un panorama fossilizzato che risale, nel suo impianto primitivo, ad epoca romana. Un panorama che, grazie ad una attenta lettura, ci svela l’imprescindibile connessione tra organizzazione produttiva e i paesaggi agrari”.

Santa_Marinella_e_le_sue_antiche_ville_romane

serata organizzata dall’associazione ArcheoEtruria